Il personaggio del mese di agosto 2020: Isabella Torrisi e il suo “Forno del Borgo”dove si trova il pane fatto con farine prodotte a Sarteano. “Si parla tanto di sapori di una volta, di farina naturale, di prodotti a chilometro zero. Diciamo – sottolinea – che con la mia famiglia abbiamo osato con il cuore, ma usato la testa, con una preventiva indagine di mercato”.

Di Francesca Andruzzi

 

Una bella signora dagli occhi azzurri ha deciso di fare impresa in un momento difficile, potremmo dire quasi impossibile. Forte dell’aiuto familiare e dell’articolo oggetto dell’intrapresa, il pane, un alimento essenziale, che sembra non risentire della crisi – a molti non è mancato grazie alle associazioni di volontariato che in tutta Italia lo hanno distribuito gratuitamente nel periodo del lockdown – Isabella Torrisi ha inaugurato, il 1° luglio scorso, il suo Forno del Borgo, a Sarteano, in provincia di Siena. Al mattino, lunghe file davanti all’esercizio della Torrisi, che, oltre all’ottimo pane, offre ai propri clienti ciaccia, dolci e un bel sorriso.                                                                                      

 

D.: Aprire una nuova attività commerciale in tempo di pandemia, quando un gran numero di imprenditori alza le mani e si arrende alla crisi resa ancor più seria dal Covid. Come si definisce? Coraggiosa o temeraria?

R.: Direi, forse, incosciente, considerato il periodo, ma l’idea di mio figlio Edoardo di aprire un forno e fare pane con farine prodotte a Sarteano da lui e dai suoi soci, Luca e Alessandro, mi sembrava azzeccata. Si parla tanto di sapori di una volta, di farina naturale, di prodotti a chilometro zero. Diciamo che abbiamo osato con il cuore, ma usato la testa, con una preventiva indagine di mercato.

D.: Ci tolga una curiosità. Perché a Sarteano?

R.: Perché a Sarteano viviamo e a Sarteano coltiviamo i nostri grani con i quali produciamo le farine. Casa e bottega, praticamente.

D.: Un mese dall’apertura. È presto per fare bilanci, ma qualche somma la può tirare?

R.: Non è presto, è prestissimo! Però posso dire che il nostro pane piace…

D.: Cos’è per lei il pane?

R.: Un detto recita: buono come il pane. Già il concetto di bontà è meraviglioso. E poi è un alimento che accompagna la giornata, dalla colazione alla cena in tavola non può mancare, non dovrebbe mancare ad alcuno.

D.: Riesce a capire la personalità dei suoi clienti dal tipo di pane che comprano?

R.: Integrale, per i più esigenti, quelli che cercano i sapori di una volta; ai cereali per i curiosi. Mi lasci però dire che la maggior parte sono conservatori perché vogliono il pane toscano, quello senza sale, la specialità della nostra zona. 

D.: Studi classici e poi un’edicola e poi ancora un forno. In famiglia qualcuno la voleva laureata?

R.: Non direi o almeno mai me lo hanno chiesto espressamente. La vita poi è quello che ti succede mentre stai progettando altro ed essere mamma di due splendidi ragazzi è la mia occupazione preferita.

D.: Lo abbiamo già chiesto al personaggio del mese di luglio. Come vede la ripresa? Saremo davvero migliori?

R.: La ripresa? Lenta e travagliata. Ma la speranza è che il peggio sia passato insieme alla ulteriore di diventare veramente migliori.  

D.: Il cliente ha sempre ragione. Vale ancora questa regola nel commercio?

R.: Diciamo di sì, ma qualche volta costa fatica. Io ho un metodo…ripasso le tabelline!

D.: I commercianti della via di Fuori hanno costituito una associazione della quale, naturalmente, fa parte anche il suo esercizio. Quanto è importante l’unione in una categoria?

R.: Importantissima. Ci confrontiamo, ci scambiamo idee e, all’occorrenza, ci diamo una mano.   

D.: A chi vuole dire grazie per questa nuova attività? E quanto conta ancora, in generale, il valore della riconoscenza?

R.: La riconoscenza è un valore fondamentale, crea unione, un altro valore aggiunto, perché da soli non andiamo lontano. Io devo ringraziare la mia famiglia perché senza il supporto dei miei cari avrei fatto un bel nulla. E poi un grazie a Stefano… lui sa perché…

D.: Domanda fantastica: Come vede tra dieci anni il Forno del Borgo?  

R.: Ma io non ho il dono della preveggenza, magari potessi vedere il futuro! Posso solo parlare di speranza, quella che ripongo nella possibilità di lavorare come ora e anche meglio.