Oggi primo appuntamento con i canti del Paradiso della Divina Commedia “rivisitata” dal Poeta Piero Strocchi

PREMESSA DELL’AUTORE

 

Non vorrei apparire presuntuoso, ma il Paradiso sarà il mio capolavoro nel capolavoro …

Sarà felice anche Cangrande della Scala, Ghibellino, Signore di Verona a cui dedicherò la Terza Cantica – che mi accingo a scrivere – di questo mio intenso lavoro.

Come puoi constatare mio lettore, non ho inteso dare al Paradiso una sua collazione nello spazio.

Son convinto del buon esito nella stesura del Paradiso, perché immagino sin d’ora l’emozione che proverò nell’incontrare Dio, io unico tra i vivi, a soffermarmi davanti a Lui a compimento del mio viaggio …

E questa forte immaginazione per me già sarà la spinta per compiere fino in fondo quest’ultima fatica.

Io stesso non trovo le parole che rendano a pieno il senso del mio percorso nell’al di là, ma in Paradiso, ne sono certo, mi troverò ancor meglio.

Un po’ già ne so di teologia e di filosofia per studi personali e per le tante letture che hanno accompagnato la mia vita terrena, ma ancor di più apprenderò qui confrontandomi con Beatrice e San Bernardo.

Anche dai Santi e dai Beati

Apprenderò concetti teologici forse per me ignoti oppure trascurati,

E magari non sempre potrò esser pronto ed immediato nel capire.

Lì dove la mia mente o la mia vista da umano non sempre riuscirà ad arrivare …

Però saprò trovare i giusti sostegni, i chiarimenti necessari che cancelleranno ogni dubbio, e chi mi preserverà.

Non che sia stato poco interessante per me percorrere l’Inferno oppure il Purgatorio con Virgilio,

Ma l’elevato misticismo di quest’ultima parte del mio cammino, mi condurrà in una dimensione più elevata e del tutto sconosciuta, che per il completamento della mia persona sarà di fondamentale ausilio …

La collocazione dei Pianeti racconterò

Per come al mio tempo era conosciuta.

Era chiamato “sistema tolemaico” dal nome di Tolomeo, il suo ideatore, che era vissuto in Grecia nel II° Sec. d.C., e fu colui che immaginò la Terra ferma al centro dell’Universo, e tutto il sistema dei Pianeti che gli girava intorno.

L’umanità secondo gli scienziati della mia epoca, viveva nell’emisfero boreale, mentre l’altro emisfero, quello australe, era disabitato,

Anche perché pieno d’acqua, ed al centro di esso sorgeva la montagna del Purgatorio di cui ho già narrato.

Mi è stato detto che con Copernico e Galileo però tutto sarebbe presto cambiato: sarebbe bastato vivere ancora duecento o trecento anni …

Ma io non potrò vivere tutto quel tempo …

Ma di ciò, in verità, io non mi curo: le eventuali novità le lascio a chi dopo di me verrà.

Ho immaginato l’Universo come un grande contenitore aperto, con dei grandi cerchi all’interno che girano intorno alla Terra, che resta fissa e stabile dov’è, al centro di questo “Sistema”.

Questi cerchi concentrici che vedrò nell’Universo li nominerò “Cieli”, ed essi saranno in tutto Nove:

Il Cielo della Luna, quello di Mercurio, quello di Venere, quello del Sole, quello di Marte, quello di Giove, quello di Saturno, quello delle Stelle fisse,

E poi ci sarà il Nono Cielo, il più importante di tutti, che chiamerò “Primo Mobile” perché è quello che imprime la forza rotativa all’intero Sistema Universale che così potrà velocemente girare intorno alla Terra.

Salendo come ho fatto io, nel mio percorso, man mano per questi “Cieli” nominati,

Che al mio sguardo sempre più grandi sarebbero diventati,

E poi … ancor più su arriverò al Decimo Cielo, che ho nominato Empireo, la sede di Dio, e la sede dei nove Cori Angelici – che anch’esso immobile si estende all’infinito – più la Candida Rosa ricolma di Angeli e Beati.

E sarà lì che riuscirò ad incontrare Dio …

Proprio io, umile mortale, col corpo ancora in vita …

E con appresso tutte le mie debolezze umane, che credetemi, chi le conosce meglio, sono proprio io …

E poi dovrò narrare all’umanità anche questa parte del mio viaggio,

Lasciando all’uomo che mi leggerà, questo utile messaggio:

“Vivi serenamente la tua vita sulla terra

Sii generoso e comprensivo verso gli altri

Usa coerenza nel tuo agire

Salva la natura e non guastare gli equilibri del mondo,

Mantieni sano l’ambiente, le acque e il cielo,

Sii amico degli animali,

Usa prudenza e non fare ciò che all’Inferno verrebbe condannato.

Non compiere gesti iniqui,

Altrimenti io ti ho già narrato le conseguenze a cui potresti andare incontro.

Ma se il tuo agire sarà virtuoso e non creerà problemi agli altri, segui attentamente questo percorso che ora io andrò a fare

Perché potrebbe diventare il tuo percorso, virtuoso, e Beato in eterno anche tu come tanti altri potrai giustamente diventare…

Altrimenti la tua anima sarà ospite in eterno negli abissi dell’Inferno, o nella migliore delle ipotesi, per il tempo necessario, stazionerà invece in Purgatorio “…

 

 

INIZIO DELLA NARRAZIONE POETICA DEL PARADISO

 

01 (CANTO N. 01 DEL PARADISO)

(OSSERVAZIONE SUL PARADISO)
La luce di Dio penetra e risplende in tutto l’Universo
Ma non in egual misura e nello stesso verso.
Se la cosa creata risulta perfetta, la luce al suo interno verrà accolta in maggiore quantità,
Al contrario, se la cosa creata perfetta non sarà, in essa entrerà minor luce, e quindi potremo dire che quella cosa di meno brillerà.
Mi son trovato ad osservare l’Empireo, il Cielo del Paradiso, che riceve la maggior quantità di luce divina,
Ed ho visto cose che narrar mi appare impossibile, quasi si trattasse di una fatica sovraumana.
Sia perché la memoria par che non mi consenta il privilegio del ricordo,
Sia perché sembra ch’io non trovi le parole adeguate a descriver la bellezza di quel mio traguardo.
Solo quel che la mia mente ha memorizzato,
Potrà essere argomento che qui mi terrà impegnato.
Non potetti, in quella circostanza, che chieder ausilio ad Apollo, per poter cinger la mia testa dell’agognato alloro, oltre che alle stesse Muse,
Per elevar la mistica della mia prosa al livello di quel che il mio osservare allor profuse.
Ad Apollo chiesi che il mio cuore lasciasse libera quella potente forza dell’ingegno,
Che mi avrebbe consentito di portare a compimento il mio sovraumano impegno.
E che altri come me, semmai successivamente
Possano anch’essi aver la forza necessaria ad affrontar questo percorso irto sia per l’anima che per la mente.

02 (Beatrice osserva il Sole)
Era giunta l’ora del mezzo dì, ed osservai Beatrice fissar diretta il sole
Come solo l’aquila può fare, in modo fisso e rimarchevole,
Ed allora anch’io rivolsi il mio sguardo nella stessa direzione.
Il sole lì nell’Eden riuscii a scrutar con l’occhio fisso, come sulla Terra non ero mai riuscito a fare, se non con più di una interruzione.

03 (Dante invece non riesce a fissare a lungo il Sole)
Però non riuscii a fissare ancor più a lungo il sole, che appariva eccessivamente luminoso,

Forse come appare al nostro occhio un ferro incandescente uscito di fornace, che alla vista appare ancor più “sfavilloso”:
Tanta luce c’era in cielo, che parea che il buon Dio avesse aggiunto un secondo sole illuminante,
Ad integrazione di quello già esistente.

04 (Dante osserva incantato la bellezza di Beatrice)
Beatrice ed io stavamo salendo in direzione della sfera di fuoco che si interpone come un divisorio tra la Terra e il Cielo della Luna.
Forse non mi ero reso conto del nostro tragitto, ma notai lo straordinario aumento di luce, che mi apparve quasi fosse una fortuna.
Poi Beatrice fissò il Cielo e le sue ruote celesti,
Mentre io osservavo incantato, la bellezza del suo volto ed i suoi occhi luminosi e casti.

05 (Il pescatore Glauco)
Glauco era il figlio di Poseidone e di una Naiade, ed era un mortal pescatore
Che terminata la pesca ch’era tardo pomeriggio, poco si allontanò dal mare
Per riposarsi sull’erba umida di un prato che stava proprio a fianco, poggiando a terra le sue cose ed anche la rete con dentro tutti i pesci pescati, per potersi un poco rinfrancare.
Subito s’accorse che i pesci mangiando quell’erba del prato,
Miracolosamente tornavano in vita, da soli rigettandosi nel mare, da loro desiderato.
Visti quegli strani fatti, Glauco pur nulla capendo, né potendoli interpretare, timidamente portò quell’erba bagnata alla sua bocca,
E subito divenne immortale e divino, ed inoltre ebbe a trasformarsi in un indovino.
E le sue gambe rapidamente divennero una coda sinuosa, come fosse un pesce,
Modificando la propria natura e nella vita anche il proprio cammino.

06 (Dante si sente come Glauco)
Parimenti a Glauco io mi sentivo, mentre osservavo Beatrice: avevo capito che stavo oltrepassando la mia natura umana, che mi apparve in quel momento più remota,
Per orientarmi in una direzione a me del tutto ignota.
Non mi rendevo conto se ancora ero in possesso del mio corpo mortale,
O se già fossi divenuto un beato, ovvero un’anima celestiale …
Non potevo che parlar di Glauco, per provare a spiegare seppur sommariamente
Quale fosse stato il disorientamento e la confusione che stava attraversando la mia mente …

07 (Dante desidera conoscere l’origine del suono e della luce)
Nacque in me il desiderio di conoscere l’origine del suono e della luce, che volevo comprendere davvero.
Beatrice, come all’epoca Virgilio, aveva la capacità di penetrare il mio pensiero,
Già sapeva che nella mia mente immaginavo cose diverse dal perfetto equilibrio universale, che stava intorno a me, perché il mio ragionare era ancora troppo “terreno”.
E quindi, non capivo il perché della mia ascesa all’Empireo, e proprio per questo un ulteriore chiarimento Le invocai,
E come mai quella mia ascesa mi apparisse più veloce della caduta di un fulmine improvviso, a ciel sereno che non ti aspetti mai.

08 (Spiegazione che Beatrice fornisce a Dante)
Mi sorse poi un secondo dubbio: perché io possedendo un corpo mortale, mi potevo elevar nell’aria anche ben oltre il fuoco?
Beatrice mi sorrise con bonaria comprensione,
Spiegandomi che l’universo è un “tutto armonico” che perfettamente da sé si sostiene: però non solo per volontà divina, ma anche grazie all’uso “consapevole” del libero arbitrio ove ciò sia possibile; oppure del proprio istinto, nel caso si tratti di animali; e del naturale andamento delle cose, per quanto riguarda tutto il resto; visto che il tutto si muove nella direzione delle scelte utili a perseguire una comune totale soddisfazione.
Beatrice conclusa questa spiegazione, rivolse il proprio sguardo verso il cielo.

 

09 (CANTO N. 02 DEL PARADISO)

(MACCHIE LUNARI)
Luogo – (Primo Cielo o Cielo della Luna);
Personaggio – (Beatrice);
Argomento – (Macchie lunari).
Caro lettore, ora per te non sarà agevole seguirmi nel mio poetare,
Ove scarso fosse il tuo saper di teologia, farai molta fatica a capire.
Ma non perché con te io mi vanti di una conoscenza sopraffina,
Che pur non ho, ma perché nel mio poetare so di essere assistito dall’ispirazione divina.
Ove invece tu fossi fornito di quella rara materia prima, atta alla comprensione di quei misteri
Di cui andremo a parlare, già nel veder Minerva soffiar sui venti al mio poetare più favorevoli, ne resteresti stupito credo anche volentieri;
Ed a maggior ragione nell’osservare Apollo governar con padronanza il tracciato del mio pensiero,
E le Muse all’atto di determinar la giusta rotta, meglio sapranno orientarmi lungo il mio sentiero.

10 (Ascesa al Primo Cielo o Cielo della Luna; Gli Spiriti Difettivi)
Beatrice ed io ascendemmo in men che non si dica al Primo Cielo, il Cielo della Luna che bene neanche riesco a descrivere a parole.
Mi apparve un corpo solido, però circolare,
Che ruotava insieme agli altri Cieli attorno alla Terra, che tutto questo, dalla sua immobilità, restava ad osservare.
Sollecitato da Beatrice, dopo aver ringraziato il Dio Onnipotente,
Ancor più mi approssimai alla vista del Cielo della Luna, che sembrava una fitta nube assai splendente,
Che brillava come fosse un purissimo diamante osservato dal sole.
La cosa che più mi aveva colpito,
È che attraversai quel corpo fisico astrale con le mie fattezze umane di cui ancora mi sentivo dotato.
Credo di aver provato la stessa sensazione del raggio di luce quando penetra l’acqua salmastra del mare,
Che tutto si rinfresca, con un fremito di piacere.
Certo, si trattò di misteri ai quali la logica umana non crede,
Ma che troveranno in Paradiso la loro ragione, negli assiomi evidenti della fede.

11 (L’origine delle Macchie Lunari)
Mi venne da chiedere a Beatrice quale fosse l’origine delle macchie lunari
Di cui sulla Terra si parlava, come si trattasse di percezioni visive vagamente sensoriali.
Beatrice mi rispose: “C’è il vizio del limite dei sensi in ciò che tu sostieni, ed anche nei fattori ai quali intenderesti far risalire quei fenomeni apparentemente esteriori:
Vorrei capire bene quale secondo te potrebbe essere la principale causa del fenomeno di cui tu stesso parli”.
Rispondendole Le dissi: “Io attribuisco quel fenomeno a due fattori:
Primo: che la Luna sia un corpo astrale rarefatto, cioè poco denso, per l’intero suo spessore, così da far filtrare la luce del sole come se fosse trasparente ai nostri sensi;
Secondo: che la Luna presenta zone rade e zone dense, esattamente come il corpo di un animale che ha tessuti grassi oppur tessuti densi”.

Beatrice confutò entrambi le mie tesi, facendomi notare: “Anzitutto la Luna non può esser trasparente,
Altrimenti nell’eclissi, seppur coperto dovremmo continuare a poter vedere il sole, è evidente.
E ancora: prendi tre specchi e distanziali da te diversamente,
Poi accendi una lanterna dietro di te: vedrai che la lanterna ti apparirà certamente
Più grande nello specchio a te più vicino, e più piccola negli altri due specchi più distanti: ed anche questo dovresti comprenderlo facilmente.
Ma la luce che pur ti appare diversa per quantità, se tu ben noti, sarà pari invece per qualità,
Cioè senza macchie né perdita di luminosità:
Pertanto quelle macchie che tu noti nella Luna, non potranno trovare spiegazione
Nella diversa densità di cui tu parli, esprimendomi la tua opinione.
Ora ti narro l’origine e la natura delle macchie di cui mi hai chiesto.
Nell’Empireo c’è il Primo Mobile – ovvero il nono ed ultimo Cerchio – che conferisce virtù ovvero dinamica e vita all’intero Universo, secondo un modello dal Divino già previsto.
L’Ottavo Cielo, quello delle Stelle Fisse assume la virtù universale dell’essere, e la distribuisce a tutti gli altri astri dell’Universo, in modo però differenziato.
Ciò perché la virtù divina si lega in modo diverso con la materia di ogni singolo corpo stellare, secondo non casuali regolazioni,
E risplenderà insieme ad essa e attraverso di essa, proprio come nella pupilla del nostro occhio si riflettono le gioie, le tristezze o le nostre emozioni.
Le Intelligenze Angeliche disporranno il diverso spostamento delle virtù nei Sette Cieli successivi, secondo un criterio anche questo già selezionato,
Così che pur essendo distinti tra loro, i Sette Cieli si possono intendere un’entità cosmica unitariamente organizzata.
Quindi la virtù, concentrata nel Primo Mobile, distribuita per il tramite dell’Ottavo Cielo, in modo diverso su tutto il sistema cosmico, fin sulla Terra, lo va a rimodellare, facendolo apparire un insieme di astri che appaiono di cera, al loro interno non omogeneamente distribuita.
Gli astri presenti nel Cielo delle Stelle Fisse, con giusta ragione,
Sono diversi tra di loro, perché le virtù son diversamente distribuite sia per qualità che per dimensione.
Se la loro differenza fosse invece dovuta ad un’unica virtù esistente, ma in essi distribuita pur difformemente,
Allora potrebbe trovare fondata motivazione la teoria della densità che è il frutto del ragionamento della tua mente”.

12 (CANTO N. 03 DEL PARADISO)

(PICCARDA DONATI)
Luogo – (Primo Cielo o Cielo della Luna);
Presenze – (Anime beate, Spiriti difettivi);
Personaggi – (Beatrice, Piccarda Donati).
Un’improvvisa visione attirò la mia attenzione:
Vidi degli Spiriti Difettivi pronti a parlare, perché desiderosi di esprimere una loro opinione.
Ognun di loro mi appariva però evanescente,
Come un viso che si riflette sul pelo dell’acqua trasparente:
Mi voltai per scorger le figure reali che immaginavo dietro alle mie spalle, in una posizione
Tale da giustificar quella mia illusione.
Ed illusione fu, perché nulla vidi alle mie spalle, e volsi il mio sguardo perso verso Beatrice, che nel frattempo, con un dolce sorriso sulla bocca mi precisò: “Parla pure con queste anime beate, tutte loro sono Spiriti Difettivi,
Non avendo rispettato il voto e tutti i suoi obblighi esclusivi”.

13 (Piccarda Donati)
Mi avvicinai all’anima beata,

Che più delle altre mi sembrava volesse assumer con me parola circostanziata.
Anzitutto le chiesi il nome
E lei mi rispose di essere stata in vita una suora, ma di aver vissuto poco in disparte,
E di osservarla meglio, essendoci noi incontrati nel corso della vita in più di un’occasione.
Mi precisò che tanto più la guarderò,
Tanto prima Piccarda Donati in quell’anima beata riconoscerò.
Mi informò di essere stata collocata nel Primo Cielo, quello più basso, il Cielo della Luna, insieme a tante altre anime beate che come lei non adempirono ai voti o li trascurarono in tutto o in parte.
“Certo, mi appari diversa da come eri in vita – dissi a Piccarda – ma dimmi, non desidereresti elevare la tua beatitudine, almeno di un po’?”
Piccarda, ma anche le altre anime insieme a lei accennarono un benevolo sorriso, e poi lei così mi rispose: “Non aspiro a nulla di diverso rispetto a ciò che già ho.
Non ho diversi desideri, perché se così fosse essi sarebbero difformi dalla divina volontà,
Che non mi ha voluto in altri Cieli, ma proprio qua.
Noi anime beate ci adeguiamo alla superiore divina volontà,
E la accettiamo con spirito gioioso, avendo comunque il privilegio di poter osservare Dio per l’eternità”.

14 (Il voto non portato a compimento da Piccarda Donati)
Le parole di Piccarda sollevarono in me ancora un dubbio su un nuovo argomento:
Quale fosse stato il voto che non aveva portato a compimento.
Così mi rispose: “Un Cielo più alto ospita Santa Chiara di Assisi, che fondò in terra l’Ordine delle Clarisse.
Anch’io da giovinetta indossai quell’abito, ma mio fratello Corso, quand’ero ancora giovane me lo tolse
Per concedermi in sposa a Rossellino della Tosa, un Guelfo Nero, che poi da Dio venne a sé richiamato,
Ancor prima che il nostro matrimonio fosse stato consumato.
Vedi quest’anima splendente alla mia destra ha vissuto la mia stessa esperienza: è la Regina e Imperatrice Costanza I° di Sicilia, ovvero Costanza d’Altavilla, nata palermitana,
Che entrò in convento per diventar clarissa, ma per ragioni di Stato, essendo l’unica figlia postuma del re Ruggero II° di Sicilia, e quindi unica erede al trono della regione siciliana
Fu data in sposa, a Milano, al figlio di Filippo Barbarossa, che morì a sessantotto anni, meritandosi l’appellativo di venerando,
Enrico VI° di Svevia, da cui ebbe come figlio il ben noto Federico II°”.

15 (Piccarda Donati scompare alla vista di Dante)
Poi Piccarda intonò l’Ave Maria, per svanire come un oggetto che scompare nell’acqua profonda, di cui poi quasi non hai più il ricordo:
Quindi mi girai verso Beatrice, che col suo sguardo fortemente mi abbagliò, “ … e ciò mi fece a dimandar più tardo”.