San Casciano dei Bagni: la nuova stagione degli incontri de ‘La Terrazza’ ha aperto con il famoso imprenditore, nel campo delle cravatte, Maurizio Marinella intervistato da Csaba dalla Zorza. “La filosofia di questo evento è accendere i riflettori in un borgo piccolo che non si arrende alle difficoltà – ha sottolineato la Sindaca Agnese Carletti –, ma anzi rilancia e dimostra che si può raccontare l’Italia anche da una piccola piazza di un comune con pochi abitanti, e credo che lo stiamo facendo in grande stile”
Di Giulia Benocci
La piazza antistante la Chiesa del suggestivo borgo di San Casciano dei Bagni si è nuovamente aperta alla stagione de ‘La Terrazza Incontri’, eventi organizzati dalla Presidentessa dell’associazione Federica Damiani insieme a tutto lo staff di volontari per la quinta edizione consecutiva della Kermesse già presentata a Firenze nella sede della regione Toscana. La prima giornata ha ospitato Maurizio Marinella, un imprenditore napoletano di successo che con l’azienda di famiglia ha reso famoso il Made in Italy e l’artigianato in tutto il mondo con le sue cravatte su misura, indossate da personaggi di spicco di tutto il mondo. E’ stato intervistato da Csaba dalla Zorza, nota life style ed esperta di buone maniere, conosciuta ai più per il suo programma sul Canale Realt Time ‘Cortesie per gli ospiti’. “‘La Terrazza’ è un evento che cresce negli anni da tanti punti di vista e cresce l’associazione, grazie a tutti i volontari che rendono possibile tutto questo; crescono gli sponsor che ci supportano; il principale sponsor è Fonteverde, ma sono tanti che credono nella Terrazza – ha dichiarato la Sindaca Agnese Carletti –. La filosofia di questo evento è accendere i riflettori in un borgo piccolo che non si arrende alle difficoltà, ma anzi rilancia e dimostra che si può raccontare l’Italia anche da una piccola piazza di un comune con pochi abitanti, e credo che lo stiamo facendo in grande stile”. L’azienda di Marinella parte da un concetto di eleganza e di stile che dura nel tempo: infatti fondata dal nonno, Don Eugenio, nel 1914, l’azienda è passata poi al padre Luigi, e ora è alla terza generazione e già si sta preparando la quarta con il figlio Alessandro.L’idea del nonno Eugenio, ben 107 anni fa, era creare un piccolo angolo d’Inghilterra a Napoli, perché a quei tempi l’uomo elegante si vestiva all’inglese. Don Eugenio andava personalmente con la nave in Inghilterra da dove iniziò a importare stoffe di grandi marche e tessuti pregiati. Lo scopo di Marinella Senior era di puntare sull’accessorio, perché è quello che fa essere veramente eleganteun uomo.Il negozio, ormai da più di 100 anni, per tradizione, apre tutti i giorni dell’anno alle 6.30 del mattino, per via di un’antica storia, una sorta di scaramanzia da napoletani tradizionalisti: nel 1914 aprivano a quell’ora perché nella villa comunale, di fronte al negozio, le famiglie nobili passeggiavano a cavallo, quindi il negozio si riempiva ed offrivano la colazione a tutte le persone che vi andavano. Era un momento importante di aggregazione a prescindere dalla vendita e ancora oggi viene portata avanti questa tradizione per i clienti. “Ho la responsabilità di portare avanti un’azienda così importante – ha affermato Marinella –, già a 8 anni sono entrato in negozio e mio nonno mi faceva stare lì dalla mattina alla sera per respirare quell’‘atmosfera’, non sapevo bene cosa dovevo fare ma la responsabilità la sentivo già da piccolino. Sono nato per portare avanti l’azienda di famiglia”. I disegni e le fantasie nelle cravatte vengono ideati personalmente da Maurizio Marinella : una volta ogni due mesi circa va in una casa in campagna, come facevano prima di lui il padre e il nonno. per trovare ispirazione e disegnare i nuovi modelli, o talvolta, tramite l’archivio storico delle fantasie, rivisitare vecchi modelli.”La fatica non mi ha mai spaventato ho sempre lavorato dalle 6.30 di mattina alla sera alle 20 – ha concluso l’intervista l’imprenditore –, è talmente tanta la soddisfazione che supero tutte le fatiche. L’ultimo anno della lira, mi offrirono 100 miliardi per vendere la mia azienda, io rifiutai perché non si vende un’emozione”.