Val d’Orcia e sito scorie nucleari: il no del Consorzio del vino d’Orcia

«I territori dei grandi vini della Valdorcia non accettano e non accetteranno mai infrastrutture che danneggiano l’ambiente, il paesaggio e l’economia».  Questa è la reazione indignata dei produttori di Orcia Doc alla notizia che uno dei 23 siti che secondo Sogin (società governativa incaricata dell’indagine) hanno caratteristiche favorevoli per ospitare una discarica, è proprio al centro dell’area di produzione della loro denominazione.  Il no è fermissimo «nessuna discarica, insediamento inquinante, edificazione ad alto impatto visivo può essere costruito in un’area che tutti, cittadini, istituzioni e imprese contribuiscono a salvaguardare con impegno e sacrificio. Uno sforzo che dura da decenni ed ha contribuito, in modo rilevante, a preservare il patrimonio di cultura, ambiente e bellezza creato nei secoli, un capolavoro che il mondo conosce e ammira. Una cornice intatta che accresce l’immagine internazionale e il valore commerciale di eccellenze enogastronomiche prodotte nello stesso comprensorio».   La posizione unanime del Consiglio di Amministrazione del Consorzio di tutela del Vino Orcia, fa eco all’opinion negativa espressa da tutte le istituzioni toscane. La richiesta è di escludere il territorio dell’Orcia dall’elenco, promettendo, in caso contrario, una durissima opposizione. «Sbalordisce e indigna l’idea di individuare nel territorio della Doc Orcia, dove c’è il paesaggio agricolo più preservato e bello del mondo, una qualsiasi forma di discarica» dice la Presidente del Consorzio del Vino Orcia, Donatella Cinelli Colombini, ricordando che «la Valdorcia è iscritta dal 2004 nel patrimonio dell’Umanità Unesco grazie all’integrità di un contesto storico, culturale e ambientale di enorme pregio. Nel 2018 la campagna introno a Trequanda ha ricevuto dal Ministero delle Politiche Agricole MIPAAF il riconoscimento di “Paesaggio rurale storico della Toscana”».  La Doc Orcia con oltre sessanta cantine e circa 300 mila bottiglie all’anno è considerata tra le emergenti denominazioni italiane e ha contribuito dal suo anno di nascita, il 2000, alla crescita della visibilità della zona interessata grazie non solo alla promozione e vendita di etichette in tutto il mondo, ma anche con eventi legati al vino di interesse internazionale, come l’Orcia Wine Festival. Oltre ai prestigiosi vini, questa zona produce agroalimentare certificato con marchi DOP e IGP, in particolare Pienza è celebre da secoli per il cacio Pecorino ma in questa zona le eccellenze sono numerose: l’olio extravergine, ad esempio, alla cui antica produzione fa riferimento la produzione di orci di terracotta di Petroio, che affonda le sue radici nel Rinascimento. Oppure i tartufi bianchi delle Crete Senesi, lo zafferano, l’aglione (aglio gigante), i salumi e la carne di bue chianino. Il gigante bianco che i romani usavano per le cerimonie religiose è l’animale da carne e da lavoro più grande del mondo, si origina in Valdichiana e proprio a Trequanda ha uno dei suoi maggiori allevamenti. Infine come detto il vino, l’area individuata da Sogin si trova infatti sulle colline a poca distanza dai territori di produzione dalle aree di produzione di grandi vini DOCG che avrebbero sicuramente un contraccolpo negativo. Tuttavia il maggiore danno andrebbe alla Doc Orcia al Chianti e all’IGT che sono prodotti nei comuni interessati al progetto cioè Pienza e Trequanda.