Decimo appuntamento con i canti del Paradiso della Divina Commedia “ rivisitata” dal poeta Piero Strocchi

133 (CANTO N. 23 DEL PARADISO)

(IL TRIONFO DI CRISTO ED IL TRIONFO DI MARIA)

Luogo – (Ottavo Cielo o Cielo delle Stelle Fisse):

Presenze – (il Trionfo di Cristo ed il Trionfo di Maria);

Personaggi – (Beatrice, Cristo, Arcangelo Gabriele, Maria, San Pietro);

Argomenti – (Trionfo di Cristo e dei Beati: Trionfo di Maria).

Beatrice era lì, assorta ed ansiosa, col suo sguardo rivolto a mezzogiorno, desiderosa di scorgere i Beati che accompagnavano Cristo, insieme trionfanti,
Come fa l’uccello-madre, che anticipando l’alba, resta sospeso sul ramo in attesa del sorgere del sole, per uscire a procurar cibo ai piccoli, affamati e tremanti.
Lì stavo anch’io, con la mia pupilla fissata
Ad osservare la mia amata.

134 (Trionfo dei Beati)
Eravamo nell’Ottavo Cielo, o Cielo delle Stelle Fisse, quando poco dopo il cielo rischiarò molto di più,
E fu proprio in quel momento che Beatrice mi parlò dell’arrivo dei Beati e del Cristo in trionfo, mentre lei stessa, per meglio osservare quello spettacolo, cercava di sollevare la sua testa sempre più su.
I Beati recavano con loro il frutto del raccolto che il Salvatore aveva strappato all’inferno ed alla dannazione, cioè gli stessi Beati del suo corteo
E parimenti quelli erano anche il suo trofeo.

135 (Dante scorge la figura umana di Cristo)

Su quei Beati Lui diffuse una luce così intensa da offuscarmi gli occhi,

Tanto che io non riuscii a vedere quel giardino di anime, neanche si fosse trattato di spauracchi.
Tanto che non sarei poi riuscito a descrivere ciò che in quel momento stavo osservando.
Mi parve di scorgere, all’interno della luce più luminosa, la figura umana di Cristo, ma anche quello sguardo i miei occhi non stavano sostenendo.

136 (Effetti del misticismo dell’immagine umana di Cristo)

Consapevole di aver visto tanto misticismo, come l’immagine umana di Cristo, Beatrice mi spiegò che ero pronto per sostenere il suo sguardo, e di assorbirlo come se fosse stato il mio,

Usando queste parole: “…Apri li occhi e riguarda qual son io; tu hai veduto cose, che possente se’ fatto a sostener lo riso mio …

Se pur Polimnia, la Musa della poesia lirica e tutte le sue sorelle avessero incaricato i poeti e i musici da esse nutriti, per fornirmi sostegno nel descrivere le sensazioni che stavo provando, non sarebbero arrivati neanche a descrivere un millesimo dei sentimenti e delle emozioni che stavano attraversando il mio animo,
Né a cantare o a narrare il sorriso splendente di Beatrice sarebbero riusciti, che appariva ancor più splendente per la divina presenza di Cristo a lei prossimo.
Quanto invece alla descrizione del Paradiso sarebbe stato meglio non pensarci proprio, dal momento che la mente si sarebbe imbattuta in un muro della memoria, cioè in una insuperabile mentale coltre,
Perché mai avrebbero trovate le giuste parole, e quindi il canto o il poema si sarebbero dovuti interrompere per proseguire quella narrazione “da più oltre”.
Figurarsi una piccola barca a navigar quel mare emozionante,
Quand’anche la mia nave, che comunque stava navigando in quel Cielo elevato e luminoso, fosse stata ancor più “ardita”, il suo nocchiero ne sarebbe rimasto esausto, pur se non fosse stato un nocchiero come me, parecchio esitante.

137 (Dante intravvede la rosa ed i gigli)
Cristo profuse immensa luce nel Cielo delle Stelle Fisse, ed ai Beati che erano lì in sua compagnia.
Io, spinto da Beatrice osservai quello spettacolo, e vidi un giardino fiorito sotto i raggi della luce di Cristo, nel quale intravvidi anche la rosa – cioè il simbolo della Vergine Maria nella quale il Verbo divino si è incarnato – ed i gigli – cioè il simbolo degli Apostoli che con la predicazione avevano condotto gli uomini sul giusto cammino della fede e dell’armonia.

138 (Rappresentazione simbolica dell’Arcangelo Gabriele)
Ma quella luce profusa da Lui io non riuscii a vederla, perché proveniva da Cristo che nell’Empireo era appena risalito,
I miei occhi non erano ancora in grado di osservare quel fulgore accecante, e quindi cosa fosse accaduto io non l’avevo ben capito.
È pur vero che ero molto concentrato ad osservare la Vergine Maria che sempre invocavo nelle mie preghiere della sera e del mattino,
Quando dall’alto scese una corona luminosa che circondò Maria ed iniziò a ruotare intorno a Lei: era la rappresentazione simbolica dell’Arcangelo Gabriele, che io vidi proprio a me vicino.

139 (L’Arcangelo Gabriele dichiara il suo mistico amore nei confronti di Maria)
Osservai la luce più intensa, tra quelle che riuscivo a vedere, ed era quella di Maria, con quella corona che le ruotava intorno.
Nel frattempo Gabriele intonava un’armoniosa melodia, che al suo confronto la miglior musica terrena sarebbe apparsa semplicemente un “tuono” alquanto rumoroso,
Gabriele dichiarò il suo mistico amore nei confronti di Maria, la gemma più preziosa del Cielo più luminoso, e dal cui grembo era nato Gesù: e precisò che continuerà a girarle attorno
Finché Maria seguirà Cristo nell’Empireo, rendendo quel Cielo ancor più luminoso di quanto già non fosse stato prima, nel frattempo tutti i Beati intonavano il nome della madre di Gesù, cantando come sempre con far melodioso.

140 (Il Nono Cielo o Primo Mobile)
Il Nono Cielo, ovvero il Primo Mobile, è il Cielo prossimo all’Empireo, dove starà Dio per tutto il tempo dell’eternità.
Ogni impulso divino che muove il Nono Cielo, influenza il movimento rotatorio di tutti gli altri Cieli sottostanti.
Come un regale mantello il Nono Cielo, le altre sfere, che ruotano intorno alla Terra, avvolgerà,
Però la sua faccia interna tanto la percepivo distante dalla mia postazione, che nulla riuscii a scorgere, anche se mi fossi spinto più avanti.
Fu a cagion di ciò che il mio sguardo non riuscì a seguire gli spostamenti verso l’alto di Maria, incoronata da Gabriele, in direzione dell’Empireo.
Nel frattempo i Beati protendevano le loro braccia verso l’alto, proprio come fa il bimbo dopo aver preso il latte dalla madre, con quel gesto istintivo ringraziandola con affetto.
I Beati rimasero al mio cospetto avendo iniziato a cantare: “Regina coeli, laetare, alleluia”: un canto così dolce, che mi produsse un gradevole effetto.

141 (San Pietro sorride a Dante)
Bobolce” furono quelle anime beate, perché come contadini saggi che sanno coltivar la terra, seppero ben seminare la terra, quando vissero il loro momento,
Per poi raccogliere i loro meriti in Paradiso, permanendo lì con Cristo e con i Santi dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Anche San Pietro era naturalmente lì presente, che celebrava il trionfo sui beni mondani, e che si girò verso di me, dedicandomi un sorriso:

Sì proprio lui, che era il depositario delle chiavi del Paradiso.

 

142 (CANTO N. 24 DEL PARADISO)

(BEATRICE SUPPLICA I BEATI; SAN PIETRO FA L’ESAME A DANTE SULLA FEDE)

Luogo – (Ottavo Cielo o Cielo delle Stelle Fisse);

Presenze – (Beatrice; i Beati; San Pietro);
Personaggi – (Beatrice, San Pietro);
Argomenti – (Richiesta di Beatrice ai Beati in favore di Dante sul suo desiderio di visitare il Paradiso; San Pietro esamina Dante sulla Fede).
“Voi che qui per l’eternità partecipate a questo ricco convivio
Che da tempo ha preso il suo avvio,
E vi dona sazietà in ogni momento quell’agnello di Dio che vi viene elargito a piene mani,
Ovvero il bene supremo concesso in premio agli astanti oggi, così come verrà concesso domani.
Ebbene, lasciate pure che l’uomo mortale che qui vedete, da me assistito, possa nutrirsi con le briciole di sapienza
Che cadranno dal vostro tavolo in abbondanza,
Prima che la vedova nera porti a conclusione la sua vita, che quando sarà giunta prossima al traguardo fuggitiva apparirà.
Ebbene, ora però consentitegli di realizzare il suo desiderio di visitare il Paradiso, che lo anima con il conseguente arricchimento che per lui ne deriverà”.
Tale fu la richiesta che Beatrice sostenne con ardente enfasi, dinanzi ai Beati, facendo affidamento sulla mia avvenuta crescita spirituale.
Quei Beati quasi in risposta, assunsero la forma di sfere che ruotavano intorno ad un asse fisso, con far puntuale,
Ed erano tra loro così armoniche, come lo sono le corone dell’ingranaggio di un orologio
Che pur ruotando a velocità diverse l’una dall’altra, comunque si muovono all’unisono, forse consapevoli di quel particolare privilegio.
Dalla Corona che mi apparve esser la più bella, emerse all’improvviso una luce così splendente di beatitudine, che non c’è n’era altra più luminosa.
Proprio quella luce si rivolse per tre volte attorno a Beatrice, intonando un canto celestiale, che come altre volte non ebbi la capacità di descriverlo in forma minuziosa.
E in quel momento mi sentii come si può sentire un pintore che si vede incapace
A pittar drappeggio, dal colore, nel contempo, ombroso e vivace.

143 (Appare San Pietro che mi fa l’esame sulla Fede)
San Pietro uscì da quel vorticoso ruotare per dare seguito a ciò che Beatrice aveva richiesto
E Lei lo pregò, nella sua qualità di miglior detentore della fede essendo il possessore delle chiavi del Paradiso, ed avendo anche lui camminato sulle acque insieme a Gesù, di esaminare la mia fede, per consentirmi l’ingresso in Paradiso al più presto.
Come un laureando, “ripassai” nella mia mente le teoriche domande che avrei potuto ricevere.
Mi chiese San Pietro: “Cos’è per te la fede?”
Guardai Beatrice che mi incitò alla risposta.
Ed io risposi facendo mia la definizione di San Paolo riportata nell’episodio agli Ebrei: “La fede è la base per conseguire la vita eterna, e la prova nel credere ciò che non ci si manifesta”.
La fede è il mezzo con il quale apprendiamo le principali verità del Cristianesimo:
E tali verità ci apriranno alla vita eterna, nella quale potremo conoscere il significato di quei misteri che da Dio stesso ci saranno rivelati.
Le profonde cose che apprenderemo nel corso della vita eterna, sono inconoscibili sulla terra, per via del limitato intelletto di cui dispone l’uomo:
Quindi, ciò che è visione in Cielo resta comunque invisibile in terra.

144 (San Pietro esamina Dante sulla Fede)
Precisò San Pietro: “Se tutto ciò che si apprende sulla terra fosse capito con tal chiarezza
I sofisti non avrebbero ragioni e nessuno per le loro teorie ne avrebbero ebbrezza”.
E ancora mi chiese: “Ma tu la fede la possiedi in modo pieno e senza avere annebbi?”
Ed io in risposta dissi che sì la possedevo ed in modo integro e totale, senza nutrire dubbi.
E ancora San Pietro: “Ma da chi ti fu donata la fede, e con quale argomento?”
Risposi io dalle cuoia vecchie – cioè l’Antico Testamento – e da quelle nuove – cioè il Nuovo Testamento – e peraltro aggiunsi che quelle argomentazioni mi erano apparse efficaci fin dal primo momento.
Sono i miracoli che confortano e comprovano quanto affermato nelle Sacre Scritture:
Nessun fabbro potrebbe dar seguito al suo lavoro avendo a disposizione materie prime e mezzi limitati, e senza le giuste strutture.
I miracoli sono la prova dell’intervento divino sulla realtà naturale, ed è quello che succede e che è sempre successo.
Ti basti Pietro solo considerare l’eccezionalità della conversione di massa al Cristianesimo, già di per sé un miracolo che nel tempo perpetra sé stesso.
Il miracolo della conversione al Cristianesimo stupisce ognun di noi proprio per la sproporzione riscontrata tra i mezzi a disposizione dei primi valorosi predicatori
Tra cui proprio tu Pietro, ed il risultato conseguito, che nessuno poteva dare per scontato, almeno a priori.
Tu stesso hai seminato un terra impervia
Rendendola fruttuosa solo con il tuo impegno e con le tua capacità, ma senza protervia.
Al termine delle mie parole i Beati intonarono il “Te deumlaudamus” con un far melodioso.

145 (Conclusione dell’esame di San Pietro a Dante sulla Fede)
A questo punto, pur approvando quanto da me fin qui narrato, San Pietro per concludere il suo esame, mi chiese di professare la mia fede, dichiarando da dove avessi attinto il mio credere alle divine verità.
Risposi: “Oltre alle prove fisiche e metafisiche, oltre alle Scritture, al Pentateuco, ai Profeti, ai Vangeli, ai Salmi, a quanto tu stesso Pietro hai scritto, ed a quanto hanno parimenti scritto anche tutti gli altri Apostoli anch’essi ispirati dallo Spirito Santo, ritengo di aver attinto a piene mani ed in grande quantità.
Io credo in un Dio unico ed eterno, che muove tutti i Cieli ed accende in essi l’amore ed il desiderio di Sé,
Credo nel mistero della Trinità che si dilata come una favilla che divenga piena fiamma, e come una stella nel Cielo risplende dentro di me”.
Come un padrone che ascolta dal suo messaggero una buona novella, e lo abbraccia, con lui congratulazioni per la gioia ricevuta,
Così San Pietro mi benedisse, cantò e mi girò intorno per tre volte, perché la mia notizia l’aveva davvero gradita.

 

146 (CANTO N. 25 DEL PARADISO)

(DANTE VORREBBE ESSERE INCORONATO POETA A FIRENZE, NEL BATTISTERO;SAN GIACOMO ESAMINA DANTE SULLA SPERANZA; SAN GIOVANNI INCONTRA DANTE)

Luogo – (Ottavo Cielo o Cielo delle Stelle Fisse);

Presenze – (Beatrice; i Beati; San Giacomo, San Giovanni);
Personaggi – (Beatrice; San Giacomo; San Giovanni);
Argomenti – (Dante auspica la sua incoronazione poetica a Firenze, nel Battistero; San Giacomo esamina Dante sulla speranza; San Giovanni incontra Dante).
Superato l’esame di San Pietro, che mi ha cinto la fronte con la sua luce,
Nella città del giglio avrei forse meritato di ricevere l’incoronazione da poeta nel Battistero di San Giovanni Battista dove peraltro venni battezzato, perché sento che la mia strada lì mi conduce:
Se solo i miei concittadini non mi costringessero invece esule,
Potrei donar loro il frutto maturo di questo mio impegno e di questa mia particolare esperienza, che percepisco amalgamati alla scienza divina, secondo ignote formule.
Ora son maturo, e assai diverso da quando produssi le prime odi:
Ora forse son più logoro per via dei sacrifici e delle fatiche sostenute, ma la mia penna ed il mio cervello credo meriterebbero quel giusto riconoscimento e, non vorrei apparir presuntuoso se chiedessi anche l’accompagno delle lodi.

147 (Appare a Dante San Giacomo, la Speranza)
Dal cerchio dei Beati da cui prima si era staccato San Pietro, si staccò un altro Spirito luminoso:
Beatrice si riempì di gioia, perché era San Giacomo, il Santo a cui si fa visita in Galizia, nel Santuario di Compostela
Anche se tra loro non esisteva parentela.
Pietro e Giacomo ancora si rallegravano tra loro, manifestando gioia unita ad una discreta ilarità.
A quel punto Beatrice fece cenno al fatto che Pietro e Giacomo, insieme a Giovanni erano gli Apostoli ai quali Cristo fu più vicino, rappresentando Pietro la fede, Giacomo la speranza e Giovanni la carità.
Io tutto stavo osservando, un po’ sorpreso, ma immobile restando,
Quando San Giacomo a me diretto si rivolse, indicandomi di prendere coraggio nel sostener la vista del loro splendore, e con un far bonario che mi resi conto che mi stava incoraggiando.
Da San Giacomo verrò esaminato sulla speranza, che lui conosce bene, essendone la figura allegorica, e sulla quale io avrei subito indagine,
Una volta rientrato sulla terra, essendo poi mio il compito di riferir proprio della speranza che lì stavo osservando e della quale avrei dovuto narrar cosa essa fosse, di quanta se ne abbellisse la mia mente, cioè di quanta ne fossi io in possesso, e quale fosse la sua origine.

148 (Beatrice sottolinea la speranza di Dante; Da dove trae origine la Speranza per Dante)
Intervenne Beatrice: “Sappi Giacomo, che nessun uomo sulla terra possiede tanta speranza, quanta ne possiede Dante, a mio avviso,
Per questo gli viene consentito, prima che termini la sua milizia terrena, di visitare il Paradiso”.
Quanto al resto invece iniziai a parlare io, come fa uno scolaro davanti al suo maestro, consapevole del suo sapere,
Che mirava a far conoscere il suo valore.
È attesa della gloria celeste, la speranza
Di cui si ha certezza per meriti acquisiti in precedenza
Quando la grazia divina volge in tuo favore,
Perché hai trascorso una vita vissuta con il cuore.
“Da molte stelle mi vien questa luce
Dai Salmi di David io stesso presi spunto, ma anche dalla tua Epistola che ben precisa l’importanza del sollievo divino ad ausilio dei dolori e delle umiliazioni , che proprio nella speranza dell’ambito premio celeste, a volte si traduce”.
San Giacomo approvò le mie parole
Perché vidi un lampo improvviso e frequente, che rese tutto più agevole.

149 (Ancora sulla Speranza)
“Ho arso di speranza tutta la mia vita, fino al mio martirio e poi alla mia morte”, replicò San Giacomo, che poi mi chiese:
“E a te cosa pensi ti prometta la speranza?”
Io gli risposi che sia il Vecchio che il Nuovo Testamento indicano che la conclusione delle anime beate
Sarà l’eterna felicità del Paradiso dove si sentiranno certamente più adeguate,
Proprio lì dove le anime, nel giorno del Giudizio Universale ritroveranno il loro corpo terreno, nel rispetto del principio dell’originaria appartenenza …
Terminate quelle mie parole una voce recitò il Salmo “Sperent in te” a cui risposero all’unisono tutti i Beati.

150 (Appare San Giovanni)
Poscia tra esse un lume si schiarì si che, se ‘l Cancro avesse tal cristallo, l’inverno avrebbe un sol dì”.
E apparve l’anima beata di San Giovanni, il fratello di San Giacomo, particolarmente luminosa e per me accecante, che al canto ed alla danza si unì,
Mentre Beatrice assorta e silenziosa “… in lor tenea l’aspetto, come una sposa tacita ed immota”.
San Giovanni fu l’apostolo che il Cristo morente, nell’ultima cena additò alla madre di tenerlo come figlio in vece sua,
Ed io in quel momento restai così abbagliato dalla luce di Giovanni da non distinguer più la cosa ignota, da quella nota.
Mi chiese avvicinandosi a me San Giovanni: “Forse tu stai cercando il mio corpo mortale?
Ma non è con me, esso è in terra ed è divenuto polvere e lì resterà finché il buon Dio non avrà stabilito il numero dei beati che resteranno fissi in Paradiso.
Con l’anima e con il corpo ora stanno in Paradiso solo Cristo e la Vergine madre sua”.
Forse San Giovanni mi fece quella domanda perché molti ritenevano che quel Santo, a differenza degli altri fosse stato assunto in Cielo anche con il proprio corpo, e credo fu poi per tal motivo che mi diede anche quella sua risposta successiva.
Dopo di che i Beati interruppero la loro danza proprio come fanno i rematori quando si fermano al comando del loro timoniere,
Ed io mi voltai per guardar Beatrice, ma i miei occhi in quel momento non me lo consentirono, quasi più non conoscessero il loro mestiere.