L’associazione tartufai valli aretine (ATVA), presieduta da Moreno Moroni ,contro la legge “ad hoc” chiesta dai Tartufai Senesi. Chiede la raccolta “libera”

Dall’associazione tartufai valli aretine (ATVA) presieduta da Moreno Moroni, riceviamo e pubblichiamo

“Una legga ad hoc, questo chiede alla Regione l’Associazione Tartufai Senesi in vista delle prossime elezioni, tramite articolo pubblicato il 20 Agosto su “La Nazione, Cronaca di Siena”, che, senza il minimo rispetto dei loro colleghi tartufai degli altri territori, indicano la strada, per i nuovi governanti, di come loro vogliono che sia leggermente modificata l’attuale Legge Regionale 50/95. Va bene così com’è, affermano, salvo piccoli aggiustamenti (come vogliono loro). Per loro non si deve: menzionare la percentuale massima del territorio tartufigeno che deve essere a “Raccolta di tartufi riservata”. Possono così riservarsi tutto il territorio produttivo, come stanno facendo con il beneplacito della Regione e dei Comuni e lasciare le aree dove si producono soltanto spini, macchia, etc, agli intrusi delle altre zone. Aggiungono però che se la Regione trovasse poi i soldi necessari, potrebbero essere recuperati siti sin d’ora improduttivi da lasciare alla libera ricerca ( a vuoto, perché tutti sanno che il Bianco non si può far nascere come le altre specie) per tutti gli altri; fare riferimento a tutte le Leggi che regolano le acque pubbliche demaniali e la fascia dei mt. 4 dagli argini e dal piede delle sponde esterne, dove sono state messe, illegalmente, tabelle di Riserva sin dentro l’acqua, mentre tale fascia è da considerarsi a regime pubblicistico e perciò deve essere lasciata libera. (Di ciò la nostra Associazione Tartufai Valli Aretine ha presentato ben 8 esposti alle Autorità competenti sin dal 2018, completi di documentazione fotografica e mappa, ad oggi non abbiamo ricevuto segno di attività di controllo da parte dei Comuni.);mettere un limite alla dimensione di ciascuna area a “Raccolta di tartufi riservata” per cui vorrebbero riservarsi la facoltà di chiudere tutto il territorio produttivo, riservandosi la facoltà di scegliere poi gli “ stranieri” come loro meglio aggrada.  Questo ed altro chiedono e forse otterranno i Tartufai Senesi, considerato che la maggioranza dei veri tartufai hobbisti non si interessano di tutto ciò, salvo poi lamentarsi con le proprie Associazioni perché si lasci che Siena e la sua Associazione Tartufai Senesi, con soli 250 soci, misera cifra rispetto a quanti sono tutti gli altri tartufai toscani, consenta di chiudere tutti i siti produttivi. Ma se così sarà, l’Associazione Tartufai Valli Aretine si chiede: che fine ha fatto la libera ricerca  sancita da Legge Nazionale e da tutte quelle Regionali? Dove andrà a dedicare la ricerca del tartufo il tartufaio occasionale se tutti i posti produttivi saranno tabellati dall’Associazione Tartufai Senesi e da privati denarosi che pagano annualmente cifre astronomiche per l’affitto dei terreni? Ma con quale guadagno? Ma i Senesi si dimenticano che in altre Province, come Arezzo, il bianco è una rarità e la ricerca si riduce principalmente allo scorzone e al bianchetto? Buoni entrambi ma di scarso valore di mercato, mentre il Bianco rende ai cercatori e commercianti e per questo deve diventare di esclusiva gestione dei Senesi. Ma i Senesi vogliono rimettere le barriere ai confini delle altre Province Toscane? Allora anche noi saremo costretti a comportarci di conseguenza e proteggere il nostro territorio dagli intrusi che non vogliamo. La nostra Associazione Tartufai Valli Aretine, insieme alle altre associazioni toscane, in oltre dieci anni di incontri e dibattiti, ha più volte presentato alla Regione alcune modifiche da apportare alla L.R. 50/95, così come ha già fatto la nostra confinante regione Umbria già dal 2014, su indicazioni dei veri Tartufai e non di quelli che dietro il protezionismo ambientale nascondono un interesse economico notevole da riservarsi ad uso esclusivo”. In particolare l’ATVA chiede la raccolta dei tartufi libera: nei boschi, nei terreni non coltivati, (come sancisce la legge nazionale e regionale)e lungo le sponde e gli argini dei corsi d’acqua classificati pubblici dalla vigente normativa ; nei parchi e nelle oasi, con esclusione delle zone di riserva integrale, nonché nelle aree demaniali,nelle zone di ripopolamento e cattura,zone di addestramento cani;  la delimitazione delle tartufaie controllate e/o coltivate non può comprendere argini e sponde dei corsi d’acqua; per istituire una Riserva Controllata occorre che questa produca almeno due chili di tartufo, riconosciuto da apposita Commissione, composta anche da un rappresentante di una associazione riconosciuta;la superficie massima delle tartufaie controllate non può superare i 3 (tre) ettari ;la distanza minima tra due Tartufaie Controllate e/o Coltivate deve essere minimo 500 metri;  la superficie massima del territorio produttivo di tartufi, per ogni singola specie e per ogni comune non potrà essere superiore al 50%. “Queste sono – spiega una nota dell’associazione -alcune delle modifiche che abbiamo presentato al Presidente Enrico Rossi ed a ogni singolo Capogruppo presenti in Regione. Vogliamo mantenere una speranza che queste normali richieste,assai discordanti da quelle dei Senesi, non restino in un cassetto, sostituite da quelle che una sola singola Associazione Tartufai Senesi ha già data per scontata”.