Siena: Mps; Potere al Popolo,”contrari alla cessione delle filiali Mps del Nord Italia a Unicredit. Proponiamo il mantenimento dell’unità di MPS, contestando l’ipotesi di “spezzatino” dell’istituto. Vanno garantiti tutti i posti di lavoro, senza licenziamenti ed esuberi, lasciando ai successivi piani industriali l’identificazione del fabbisogno di personale

Da Potere al Popolo riceviamo e pubblichiamo

“Mentre sono ancora in corso cause con imputati gli esponenti della classe dirigente locale, di ispirazione PD (che purtroppo tra breve andranno in prescrizione), il MEF sta trattando con Unicredit la cessione delle filiali MPS del Nord Italia, liberate da debiti, cause legali e personale in eccesso. Le altre filiali del Sud potrebbero andare al Medio Credito Centrale (MCC), partecipato da Cassa Depositi e prestiti (MEF) e forse le filiali del Centro (Toscana, Umbria e Marche) potrebbero mantenersi in una banca regionale, con poche migliaia di dipendenti, comunque un soggetto debole e a rischi di sopravvivenza nell’attuale contesto economico.Noi siamo in disaccordo con tale prospettiva per 2 principali motivi:

1) Politica industriale. Stabilito il percorso che ha portato alla distruzione di MPS e del suo valore per 20-25 miliardi, che nemmeno l’ingresso del MEF in 5 anni ha avviato al risanamento nonostante aumenti di capitale della banca per 5 €miliardi, ora il MEF vuole “regalare” la parte “sana” di MPS ad Unicredit eliminando i rischi e provocando esuberi di 6.000 dipendenti (al costo previsto di 1,4 €miliardi). In definitiva verrebbe attuato il classico schema di “privatizzare i profitti e socializzare le perdite”, stimate per il Tesoro e quindi per la collettività in 13 (8+5) €miliardi.

2)- Livelli occupazionali. L’uscita di circa 6.000 dipendenti graverebbe sia sugli addetti delle filiali cedute e non, ma in gran parte sulle strutture centrali, attestate soprattutto a Siena e Firenze, presumibilmente 3.000 persone. MPS è la maggiore industria della Toscana e la manovra sarebbe letale per i lavoratori e l’economia della regione, soprattutto Siena, nella cui area l’impatto sull’economia degli stipendi dei montepaschini è stimato in almeno 6€milioni/mese. Il colpo sarebbe definitivo per le famiglie e l’economia in generale.

Cosa proponiamo?

1)- Il mantenimento dell’unità di MPS, contestando l’ipotesi di “spezzatino” dell’istituto.

2) – La rottura dei dettami della Commissione Europea sulla dismissione del capitale pubblico e il contrasto alla visione senza alternative del ministro dell’Economia Franco, che ha detto «non vi sono le condizioni per mettere in discussione la dismissione della partecipazione dello Stato»: il MPS deve essere nazionalizzato, la restante parte di capitale in mano ai privati va progressivamente acquisita, la gestione e direzione deve essere affidata all’autorità pubblica nell’interesse collettivo.

3) – Il MPS deve divenire un tassello di una pianificazione pubblica che preveda crediti agevolati e soprattutto linee finanziarie finalizzate allo sviluppo e a rispondere ai bisogni dell’intera comunità e innanzitutto alle difficoltà delle fasce meno abbienti della popolazione.

4)- Da sempre le prime vittime delle ristrutturazioni di aziende e banche sono i lavoratori, ma questa volta non deve essere così. Vanno garantiti tutti i posti di lavoro, senza licenziamenti ed esuberi, lasciando ai successivi piani industriali l’identificazione del fabbisogno di personale.”