Il libro del mese di settembre 2023: “Malinverno” di Domenico Dara . Un libro di prosa che è poesia e che prende il nome del protagonista, ricco di messaggi.  Ognuno trovi il suo messaggio. Per tutti, certamente, sarà poesia, che significa (dal greco) fare, produrre

dav

Di Francesca Andruzzi

C’è una prosa che è poesia. Domenico Dara è calabrese, ha studiato a Pisa e vive a Milano. Chissà se questa esistenza, che lo ha portato a percorrere tutto lo Stivale, permettendogli di conoscere alcune delle mille varietà di usi e costumi culturali dei quali è intrisa l’Italia, abbia inciso sulla sua capacità di poetare, pur scrivendo in prosa. Indubbiamente, la sua laurea in Lettere e Filosofia ha contribuito alla personale preparazione dell’Autore e traspare dal romanzo che oggi abbiamo scelto per voi, ma senza mai appesantire la lettura. Egli non fa sfoggio di sapienza, di conoscenza, ma, delicatamente, induce all’approfondimento chi si accosta a questa a dir poco meravigliosa Opera, che prende il titolo dal cognome del protagonista. Questa rubrica non recensisce i libri che propone, ormai dovrebbe essere chiaro ai più. Con essa, cerchiamo uno dei messaggi contenuti nei romanzi, nei racconti, nelle novelle, e lo proponiamo a chi ha la bontà di seguirci ogni mese. Non sveleremo nulla della trama di Malinverno, stavolta neanche un breve riassunto. Sarebbe sacrilego. Non si può riassumere una poesia; si possono forse riassumere le emozioni? Ci concentreremo, invece, sul protagonista, Astolfo Maliverno, che vive a Timpamara, sede di un’antica cartiera prima, di un maceratoio poi, dove tutti gli abitanti hanno nomi curiosi. Astolfo Maliverno, nato il 30 novembre 1935, ma venuto al mondo molti anni prima, più di dodici. “Perché non nasciamo il giorno in cui vediamo la luce… ma molto prima, quando il pensiero di noi si è insinuato nella mente ancora libera di uomini e donne… Siamo fatti di pensieri più che di carne… ereditiamo non solo il colore dei capelli… ma anche le illusioni, le speranze, i rimpianti della nostra ascendenza, che a sua volta li ha ereditati ancora più in là… fino a giungere al primo uomo… cosicché ognuno porta in sé miniaturizzata la storia dell’umanità intera”. Abbiamo estrapolato, dall’incipit del romanzo, passi che dicono più di qualsiasi trattato di scienza o di filosofia. La nostra importanza non viene spesso da noi, per primi, percepita. Eppure in noi, in tutti noi, è, realmente, la storia dell’intera umanità. Crediamo che l’importanza dell’essere umano sia legata al successo, al potere, ai denari. Ma la grande maggioranza, se non la quasi totalità degli esseri umani, non è conosciuta, non occupa posti di comando, non ha ricchezze finanziarie. Siamo portati a considerare “importanti” quei pochi personaggi pubblici, quei pochi politici, quei pochi ricchi in relazione a una umanità che conta quasi otto miliardi di persone. Così facendo, quasi ammettiamo che i nostri mestieri, le nostre professioni nulla contino, soprattutto perché successo e potere sono sempre legati a elevate disponibilità di soldi e lavorando, come noto, soprattutto oggi, non si accumulano grandi fortune. Ecco, allora, giunto il momento di riprendere consapevolezza della nostra importanza. Anche il lavoro che possa sembrare più umile, più anonimo, anche più triste, come quello di custodire un cimitero, potrà rivelarsi addirittura essenziale per la prosecuzione della vita. A condizione che si metta amore in tutto ciò che si fa. E, per amare ciò che si fa, occorre avere consapevolezza della nostra importanza nel mondo. Se avessimo piena contezza del grande mistero che è racchiuso nelle nostre esistenze, che si intersecano con quelle degli altri, ci percepiremmo importanti. E avere contezza del mistero non significa svelarlo, significa essere consci dell’esistenza del mistero e rispettarlo, amarlo. Troppi “perché”, a volte, complicano la vita, propria o altrui, la fermano o almeno tentano di fermarla. Altro grande mistero è la vita che non si arresta. Lasciarsi trasportare dal mistero, assecondarlo e amarlo. Non capiamo perché siamo tutti importanti? Rispondiamo con una domanda: non è forse sufficiente sapere di esserlo? Solo grazie a questa conoscenza possiamo comprendere il senso vero di ciò che facciamo, in famiglia, nelle amicizie, nel lavoro. Nei libri ci sono storie, noi siamo la Storia. Astolfo Malinverno vi prenderà per mano e non potrete non innamorarvi di lui. La sua storia è ricca di messaggi. Ognuno trovi il suo. Per tutti, certamente, sarà poesia, che significa (dal greco) fare, produrre. La poesia in prosa di Astolfo Maliverno suggerirà come ci possa essere nel nostro fare, nel nostro produrre, sempre e comunque la poesia. Per fare, per produrre la Storia che verrà, che sarà. Consapevoli di portare in noi la “storia miniaturizzata dell’umanità”.